La Notte di San Giovanni

Vicina al solstizio d’estate, la festa dedicata a San Giovanni Battista viene celebrata in Europa un po’ ovunque fin dalla notte dei tempi.

Nelle campagne e nelle valli di Friuli e Slovenia si danzava intorno ai fuochi, le ragazze scrutavano il fondo degli specchi d’acqua per intravvedere il futuro sposo mentre quelle già maritate attendevano la rugiada mattutina per propiziare l’arrivo di un figlio…

C’era, poi, la raccolta delle erbe per preparare unguenti e decotti curativi perché era credenza che questo fosse uno dei periodi dell’anno durante i quali le piante, vivificate dalla famosa “acqua di San Giovanni” (la rugiada di cui sopra), si caricano di poteri miracolosi.

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Oggi, complice il revival neopagano e new age, il Natale d’estate si celebra anche in città, con tanto di falò, tamburi e danze popolari.

La ricorrenza, speculare, sotto l’aspetto astronomico, a quella invernale, celebra – secondo la tradizione e la liturgia – la nascita del Battista che precede e annuncia quella del Cristo (24 giugno/25 dicembre).

Moltissime sono le leggende collegate a questa Notte. Fra le tante, ne ho scelte un paio, alquanto insolite, da raccontarvi qui:

  1. “Il noce di Campolongo”, ambientata in Friuli
  2. “La favilla d’argento”, ambientata a Idria, in Slovenia

Il noce di Campolongo

Nel paese di Campolongo cresceva un noce miracoloso: ogni anno l’albero perdeva tutte le foglie il 23 giugno (vigilia della festa di San Giovanni) e le riacquistava prodigiosamente il 24.

Nel 1583 scoppiò una diatriba fra il gastaldo di Gorizia e alcuni mercanti protestanti sulla riforma del calendario che il Papa Gregorio XIII aveva fatto l’anno prima (il 4 ottobre 1582) per riallineare l’anno solare al calendario precedente, quello giuliano.

Secondo i protestanti, infatti, la Chiesa si era arrogata un diritto che non le spettava, solo Dio potendo intervenire sul tempo, e il Papa, togliendo dieci giorni al calendario, aveva scompaginato tutte le feste, compresa quella del solstizio estivo.

Il gastaldo, da buon cattolico, per sostenere l’operato di Sua Santità propose, allora, di fare una verifica sul noce di Campolongo: se Dio avesse rifiutato la modifica di Gregorio XIII, l’albero sarebbe rifiorito il 4 luglio anziché il 24 giugno.

Il 23 giugno il gastaldo e i mercanti riformati si recarono a Campolongo. Come ogni anno, il noce perse le foglie. Gli uomini rimasero ai piedi dell’albero per tutta la notte e all’alba il miracolo si rinnovò puntualmente.

Il giorno successivo, un ramo del noce, carico di foglie e frutti, fu inviato come prova del beneplacito divino al luogotenente e al tribunale cittadino i quali, in ultimo, lo mandarono anche al Papa.


La favilla d’argento

Idria (Idrija) è un borgo sloveno noto, in passato, per le miniere di mercurio. Si tratta, infatti, di una delle poche zone al mondo dove il metallo si trova sia allo stato liquido che solido, combinato allo zolfo (cinabro).

 

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Nozze alchemiche tra Sole (Zolfo) e Luna (Mercurio), illustrazione di Jaroš Griemiller, da una traduzione in lingua ceca del Rosarium Philosophorum pubblicata nel 1578 Public domain

La leggenda narra che proprio durante la notte di San Giovanni, fate e gnomi si mettessero a danzare presso la collina di Pringl, lanciando faville d’argento sui tetti.

Ai fortunati possessori delle case sulle quali erano piovute le faville spettavano varie benedizioni nel corso dell’anno: ogni loro impresa avrebbe avuto successo, i fidanzamenti si sarebbero trasformati in nozze e le spose avrebbero avuto il figlio maschio tanto desiderato.

Da ciò deriva il detto popolare a proposito di chi vive agiato e senza problemi: “Tu hai la favilla d’argento sul tetto!”


NOTA BIBLIOGRAFICA: le leggende sono tratte, rispettivamente, da Mario Martinis, Storie, misteri e segreti del Friuli (Treviso, 2018) e Anton von Mailly, Leggende del Friuli e delle Alpi Giulie (Pordenone, 2018)

 

 

 

 

 

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