Trieste città massonica, ma anche alchemica. Forse non tutti sanno che in Biblioteca Civica “Attilio Hortis” è conservata la copia di un singolare manoscritto, il Clavis Artis, la Chiave dell’Arte (alchemica) e che la versione triestina è una delle due illustrate – l’altra è a Roma, presso la Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei – mentre ve n’è una terza a Monaco di Baviera priva, però, di immagini.

Del Clavis Artis ho parlato recentemente con Francesco Boer, esperto di simbologia e autore di diversi libri sull’argomento, durante la presentazione del suo ultimo lavoro, “Luoghi di Magia e Mistero del Friuli Venezia Giulia”, una sorta di Wunderkammer letteraria dedicata alla nostra regione.

Il testo è di origine tedesca. Fu compilato fra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. La sua storia – come conviene a un testo alchemico – è misteriosa: non si sa come sia giunto a Trieste; né chi furono i suoi precedenti possessori.
Così spiega Boer e aggiunge:
Il volume è scritto in un’elegante scrittura gotica, ma a colpire gli occhi e l’immaginazione sono soprattutto le sue illustrazioni: draghi a tre teste, uccelli di fuoco, spaventose chimere a metà strada fra il mostruoso e l’umano. Secondo l’iscrizione sul frontespizio, l’originale del testo venne scritto da Zoroastro in persona, non su una pergamena ma addirittura su una pelle di drago!

Il Clavis Artis è composto da tre volumi e potrebbe essere collegato alla tradizione rosicruciana, in particolare alla Rosae et Aurea Crucis, una loggia massonica del XVII secolo che si occupava di studi alchemici, il cui fondatore, Hermann Fichtuld, espresse l’opinione secondo cui l’autore del Clavis Artis era stato l’alchimista Abraham Eleazar.
Abraham Eleazar compose il Uraltes Chymisches Werk (pubblicato a Jena nel 1735), che ha diverse somiglianze con il Clavis Artis di Roma, mentre entrambi i testi sembrano ricondursi al Livre des figures hiéroglyphiques di Nicolas Flamel, famoso alchimista francese del Seicento.
Nel testo di Eleazar, inoltre, compare un’immagine particolare che si trova anche nel Clavis Artis di Trieste: è la figura della donna-serpente, che non si trova spesso nei trattati alchemici e rimanda alla mitologia classica (Melusina e Ecate) come al cosiddetto serpente mercuriale, il principio che secondo Paracelso è all’origine delle tre sostanze di base che compongono il creato: zolfo, mercurio e sale.

Di fronte a certe immagini si prova meraviglia e stupore e ci si chiede quale sia, appunto, la chiave per decifrarle.
Francesco Boer offre una risposta interessante: i testi alchemici vanno letti a fondo e confrontati fra loro, solo così si è in grado di comprendere i loro insegnamenti e le immagini, improvvisamente, iniziano a parlare.

Ecco che allora nel drago scorgiamo la forma di un apparecchio da laboratorio: è una fornace di distillazione. Il drago è l’Athanor, il forno con cui i filosofi inseguivano la loro Grande Opera. Ma non è soltanto questo: è il fuoco segreto, è il caos nelle profondità della terra, è la torrida passione che brucia nei recessi più oscuri del cuore umano.
In pratica, continua Boer, non dobbiamo pensare all’alchimia come a una semplice proto-chimica, ma come a un vero e proprio sistema sapienziale che aiuta l’uomo nel suo cammino di conoscenza e conclude:
Nelle enigmatiche figure del Clavis Artis si celano sia indicazioni pratiche di laboratorio, sia riflessioni filosofiche, sia strumenti per la trasmutazione dello spirito. Nei simboli alchemici confluiscono tutti questi aspetti, tesi al raggiungimento di un mondo nel quale realtà e sogno si uniscono.
- Francesco Boer, Luoghi di magia e mistero del Friuli Venezia Giulia, Intermedia edizioni, Orvieto, 2021
- Biblioteca Civica “Attilio Hortis”, via Madonna del Mare, 13 – 34124 TRIESTE – https://bibliotecacivicahortis.it/