
Nel suo libro Torino, città di misteri e magia. Alle origini del mito Massimo Centini spiega come l’aura magico-satanica che avvolge la città risalga a ben prima degli Anni Settanta quando, in Italia, ci fu un grande revival esoterico, che riportò alla ribalta i temi legati alla magia e al satanismo.
Secondo Centini, infatti, tre sono le componenti della “Torino magica” di prima generazione: il filone esoterico e spiritico, l’elemento scientifico e quello religioso.
Alla fine del XVIII secolo a Torino era molto vivo l’interesse per le pratiche legate allo spiritismo e anche gli studi sull’esoterismo erano oggetto di attenzione da parte di molte persone, tra le quali non mancavano numerosi intellettuali.
Come accadde in altre città, questi interessi trovarono ospitalità presso le logge massoniche, frequentate da molti esponenti del Risorgimento, tanto che nel 1856 a Torino fu fondata la prima Società Spiritica Italiana.

Senza dimenticare il contesto scientifico dell’egittologia che vedeva la città sabauda come uno dei capisaldi della ricerca, nell’Ottocento Torino vantava la presenza di alcuni psichiatri di fama mondiale come Cesare Lombroso e Gaetano Salvioli, i cui studi sul sonnambulismo, seppure condotti all’interno di una cornice positivista, diedero impulso a incursioni nel mondo dell’aldilà da parte di alcuni scienziati (Lombroso stesso partecipò a sedute spiritiche) gettando così le basi della moderna parapsicologia.

Infine, ci fu la componente religiosa che, sempre secondo Centini, è collegata alle Lettere patenti di Carlo Alberto (1848) con le quali si riconosceva libertà di culto alla comunità valdese e al conflitto fra Stato e Chiesa di epoca risorgimentale, che fece di Torino una città nella quale venivano tollerate pratiche “alternative” al Cristianesimo, culti esoterici di provenienza massonica in testa.

Date queste premesse e visto che a Torino, oltre alla possibilità di fare il tour del mistero più famoso d’Italia, abita uno dei miei maestri vampirologi, non potevo esimermi dal fare un viaggio nella Città del Diavolo… 🙂
Partita in treno da Trieste alle sei del mattino, sono arrivata a Torino Porta Nuova a ora di pranzo. Avevo prenotato una stanza in Corso Valdocco, una zona di per sé densa di ombre poiché, come scrive Franco Pezzini in The Wicker Town (Almanacco dell’Orrore Popolare):
la direzione occidentale (il “lato dei morti”) sembra avallasse l’uso di giustiziarvi i condannati (…) e tumulare i corpi fuori da questa porta [Porta Susa]. Da cui l’estendersi in loco di una vasta necropoli, e poco oltre della zona chiamata Vallis Occisorum (tale sembra l’origine del nome Valdocco).
Come avrei appreso anche durante il tour di Torino Magica, infatti, il mio hotel era a qualche decina di metri dal Rondò della Forca, ovvero il luogo nel quale durante l’Ottocento avvenivano le esecuzioni capitali.

Appoggiati i bagagli, ho raggiunto subito quella che è considerata la piazza più demoniaca del mondo, Piazza Statuto. Ho pranzato sotto i portici, seduta al tavolino di un Caffè old style, e poi mi sono spostata nel giardinetto dove si trova il piccolo obelisco con astrolabio che, secondo la proprietaria del locale (e non solo lei), è il centro del famoso triangolo della Magia Nera, i cui vertici sono Torino, Londra e San Francisco.

In mezzo a Piazza Statuto c’è il monumento ai caduti del Frejus, sulla cui sommità spicca – secondo la lettura classica – il Genio della Scienza. I committenti dell’opera erano massoni e se in esso qualcuno vi ha riconosciuto Lucifero, il portatore di luce, nonché il simbolo di una certa conoscenza, forse non aveva tutti i torti.
Il genio, infatti, ha le sembianze di un angelo piuttosto strano: diversamente dalle altre figure umane presenti nel monumento, è nero, i suoi piedi hanno un che di caprino e sul capo portava (ora non c’è più) una stella a cinque punte.

Dopo aver girovagato un po’ là intorno, da Piazza Statuto mi sono spinta fino a Piazza Palazzo di Città. Qui, dove ora c’è il monumento al Conte Verde, alias Amedeo VI di Savoia (1334-1383) si dice che, durante il Seicento, bruciassero i roghi dell’Inquisizione e avvenissero gli squartamenti “a coda di cavallo” (l’ultimo risale al 1709).

Il monumento raffigura il conte vittorioso sul nemico turco e la leggenda narra che il soprannome di “Conte Verde” derivi dal colore degli abiti indossati da Amedeo durante i tornei e che verdi fossero anche i vessilli e le bardature del suo cavallo.
Come si legge su una targa affissa a un muro vicino al monumento, la piazza durante il Medioevo era un punto nevralgico della vita cittadina e si chiamava Piazza delle Erbe.
… era la piazza più importante della città con il mercato, la torre civica e il municipio, nella cui corte laterale si vendevano il burro e il pane. Compito dell’autorità civica era assicurare l’afflusso di provvigioni e sorvegliare su pesi e transazioni. Dal 1756 la piazza assume le forme attuali ad opera di Benedetto Alfieri. Il monumento del Conte Verde (P.Palagi, 1853) fu oggetto dei primi esperimenti di illuminazione elettrica con lampade ad arco dall’autonomia di qualche ora.
Il giorno seguente sono andata a visitare il Museo Egizio. Fra i tantissimi reperti ci sono, ovviamente, anche diversi elementi magici rinvenuti nelle tombe per propiziare il viaggio del defunto nell’aldilà.
Per gli Egizi la magia (heqa) era parte integrante della religione, presente nella vita quotidiana dei re così come dei contadini…
Heqa era l’energia grazie alla quale le immagini agivano perché erano considerate “doppi” di ciò che raffiguravano. Insomma, un po’ come succede a noi oggi con la tecnologia digitale e la “realtà virtuale”.

Magia a parte (e ne trovate a bizzeffe), l’allestimento del museo è davvero strepitoso, perciò non serve dire che è una tappa obbligata come, del resto, altra visita altamente consigliata è quella al Museo del Cinema nella Mole Antonelliana.
Prendete l’ascensore panoramico che vi conduce a 85 metri d’altezza e poi visitate il Museo. Se volete un assaggio di magia contemporanea, andateci: farete un viaggio entusiasmante dalle origini del cinema ai suoi più recenti capolavori in un ambiente immersivo che funziona come un incantesimo e dal quale sarà difficile separarsi 🙂

Ma ora arriviamo al momento tanto atteso, ovvero al tour di Torino Magica…
Il percorso si snoda da Piazza Statuto alla Grande Madre, quindi da Occidente a Oriente e permette di scoprire una città notturna davvero impareggiabile. Torino di notte è bellissima!

Il tour prevede 15 tappe e altrettanti highlights esoterici, alcuni in odor di massoneria, altri legati alle usanze popolari, al rapporto con la religione e al cinema.
Quelli che mi sono piaciuti di più:
- gli “Occhi del Diavolo” sul marciapiede di via Lascaris, dietro Piazza Solferino;
- i demoni guardiani di via dell’Arsenale che, mentre presidiano un palazzo dedicato alla scienza, fanno gli sberleffi all’Arcivescovo che abita proprio dall’altra parte della strada;
- il “Portone del Diavolo”, fatto costruire dal Ministro delle Finanze sabaudo, il signor Conte Trucchi di Levaldigi, la cui fortuna si diceva venisse da un patto con il Demonio. Oggi il palazzo è sede della BNL…
- Piazza C.L.N., dove Dario Argento girò una famosa scena di Profondo Rosso;
- la storia teatralizzata del fantasma della Madama Reale in Piazza Castello.
In realtà Torino offre molto altro e tre giorni sono stati davvero pochi. Tuttavia, sono riuscita a incontrare gli amici e a fare anche un po’ di shopping “a tema”.

A questo proposito, se vi piace la moda gotica, vi consiglio di andare da “BUIO” in via Mazzini, vicino a Piazza Bodoni mentre, se volete comprare libri e oggetti esoterici (trovate di tutto e il proprietario è molto gentile) fate un salto alla libreria “Esotericamente” di via Garibaldi.
Per il resto, passate il tempo in giro per la città e scoprirete sempre qualche angolo interessante! Torino è davvero magica e non vedo l’ora di tornarci 🙂
