Il 20 luglio 2013 era di sabato. Mi trovavo al Festival di Topolò, nelle Valli del Natisone. In serata era prevista la visione del film di Lorenzo Bianchini “Oltre il guado”, girato in paese e nei dintorni.

Siccome avevo saputo che si trattava di un horror ero andata per tempo a prendere posto sulle panche della corte che durante il Festival si trasforma in cinema all’aperto.
“Oltre il guado” racconta la storia di un etologo che studia il movimento degli animali selvatici nei boschi per mezzo di telecamere e rimane bloccato in un paese abbandonato a causa delle forti piogge.

Fra le mura diroccate trova i segni inquietanti del passaggio di un predatore e altri indizi piuttosto antipatici che, manco a dirlo, lo portano a fare incontri terrificanti.
Quando iniziò la proiezione era pieno di bambini, tranne il mio che, per fortuna, era rimasto in tenda con il papà. Molte persone stavano in piedi e altre si erano sedute appoggiando la schiena al vecchio fienile che costeggia la stradina sul lato esterno della corte.
A un quarto di film i bambini non c’erano più e, dopo un po’, mentre il protagonista entrava in una vecchia scuola abbandonata, si sentì un urlo provenire da quelli addossati al fienile perché la porta si era aperta e una ragazza era caduta oltre la soglia, nel buio.
Poteva sembrare un episodio comico e, in effetti, rallentato il battito cardiaco e appurato che la fanciulla era tutta intera, a più di qualcuno scappò una risatina, non fosse che anche gli elementi naturali decisero di “scaldare” l’atmosfera.
Nel film piove spesso e piove di più quando sta per succedere qualcosa di brutto.
Nella realtà incominciò a tuonare e si alzò il vento. Riuscimmo a vedere la fine del film per un soffio, poi arrivò la tempesta.
Corsi al riparo, e iniziò l’incubo.

Avevamo avuto il permesso di montare la tenda in paese, nel piccolo spiazzo di fianco a una casetta, sotto un albero. La posizione era riparata, tuttavia il vento si faceva sentire, muoveva i rami dell’albero e questo, sommato alla luce del lampione posizionato nella strada sottostante, creava un teatro delle ombre piuttosto inquietante. Ma non bastò. A un certo punto, fra lo scroscio della pioggia e lo scricchiolio dei rami, distinsi un rumore che mi fece rizzare i capelli.
Plic-plic-plic…
Nel film la goccia che cade in un bicchiere pieno d’acqua è il segnale che l’orrore è prossimo.
Plic-plic-plic. Il suono proveniva da dietro la tenda.
Girai la testa a destra e a sinistra: gli altri due dormivano della grossa.
Plic-plic-plic. Chiusi gli occhi e tirai il sacco a pelo sopra il naso.
Plic-plic-plic. Li riaprii e mi sembrò di avvertire un movimento vicino all’albero.
Restai immobile, distesa fra due corpi immobili, in attesa che un artiglio fendesse il tessuto.
La tortura durò fino all’alba. Uscii a fumare una sigaretta. Dietro alla casetta c’era un bidone di latta che il giorno prima non avevo notato. Il bidone era colmo di pioggia e sotto l’albero l’erba era tutta calpestata, come se qualcuno, o qualcosa, ci avesse girato intorno.
Oh mamma mia che ansia! Io sarei morta di paura. L’anno scorso mi è capitata una cosa simile in campeggio, solo che i rumori che pensavo di sentire sembravano quelli di un animale che respirava rumorosamente fuori dal camper. Li ho sentiti solo io e nessun’altra persona, però è stata una notte angosciante. E non avevo visto nessun film dell’orrore la sera prima!
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Eh, capisco perfettamente l’ansia. È stata una delle più brutte notti della mia vita 😂
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