Da appassionata di lungo corso, immaginatevi la gioia nel sentirmi proporre da Nanni Spano di DayDreaming Project di curare insieme una mostra collettiva sul tema vampirico. 🙂
Ovviamente accetto con entusiasmo e l’avventura inizia. Nanni e io buttiamo giù il concept; lui da curatore esperto (io sono una principiante assoluta) recluta gli artisti, lavoriamo insieme sulla comunicazione (manifesto, cartoline e comunicati stampa) e il 20 dicembre 2019 VAMPIRES! Lunga vita ai Signori delle Tenebre viene inaugurata al Knulp Bar di via Madonna del Mare, Trieste.

È un successo (sì, anche di pubblico!): una trentina di artisti da ogni parte d’Italia offrono la loro visione della figura del Vampiro, impiegando le tecniche più diverse: dalla fotografia al fumetto, dall’illustrazione digitale alla pittura e al video, per ognuno il Vampiro assume connotati, significati e reinterpretazioni dalle più classiche alle più originali.

D’altro canto, in Europa, fin dall’antichità, il Vampiro non smette di affascinare: “La sposa di Corinto” di Goethe (1797), “Christabel” di Coleridge (1800), “Il vampiro” di Baudelaire (1855) sono solo alcuni esempi di poesie sui succhiasangue, tuttavia è con l’avvento del romanzo gotico che la produzione letteraria sul tema aumenta sensibilmente ed è a partire dalle opere di Polidori, Le Fanu (Carmilla, 1872) e Stoker (Dracula, 1897) che si gettano le basi del mito letterario e cinematografico moderno.
I vampiri dell’Ottocento sono esseri affascinanti ma irrimediabilmente malvagi. Seduttori che uccidono senza pietà e devono essere annientati, pena il rischio di diventare come loro: forme deviate dell’essere umano, non-morti/non-vivi che se ne fregano delle leggi di Dio e degli uomini.
I vampiri contemporanei, invece, sono più simili a “eroi dark”: il loro essere “belli e dannati” e, soprattutto, “sovversivi” è diventato il cliché rappresentativo della figura, soprattutto al cinema.
Da Nosferatu il vampiro di Murnau (1922), al Dracula di Browning (1931), fino a Nosferatu, il principe della notte di Herzog (1979), Dracula di Bram Stoker di Coppola (1992), The addiction di Ferrara (1995) e terminando con Solo gli amanti sopravvivono di Jarmusch (2013) e What we do in the shadows di Waititi e Clement (2014) – tanto per citare i film più famosi – i vampiri imperversano sul grande e piccolo schermo ormai da un secolo. Una carriera davvero niente male per dei cadaveri ambulanti!
Anche nella collettiva di Trieste il vampiro sfoggia tutto il suo fascino e si staglia come personaggio-simbolo non solo di desideri proibiti e passioni represse, ma anche di tutti coloro che, costretti a nascondersi per sopravvivere, non possono mostrarsi per come sono alla luce del sole.
Nella serata, oltre alla presentazione della mostra e alle letture di testi poetici a cura di Sergio Pancaldi, Nanni ha curato un Portrait Party con set fotografico professionale del quale potete vedere alcuni scatti qui.
La mostra chiude i battenti il 20 gennaio 2020 ma io vi lascio qui sotto la serie che ho creato per l’evento: “Cabaret Sanglant” .
Le prime due immagini sono state esposte in mostra.






La cartolina dell’evento (fronte/retro)