Se pensiamo a Malta ci vengono subito in mente i Cavalieri di San Giovanni e la Valletta eppure, prima del loro arrivo, avvenuto nel 1530 grazie alla concessione territoriale di Carlo V, nell’interno dell’isola esisteva già una capitale: Mdina.
Mdina, la Città del Silenzio
Malet per i Fenici, primi autori delle fortificazioni, Melita per i Romani, Mdina per gli Arabi.
L’antica cittadella, circondata oggigiorno dall’agglomerato urbano di Rabat, è un luogo nel quale si respira un’atmosfera magica, accentuata dalle stradine medievali e i palazzi in stile barocco molto simili a quelli siciliani di Noto e Modica.
Durante il Medioevo Mdina ebbe il titolo di “Città Notabile”, essendo residenza dell’aristocrazia maltese.
Dopo l’arrivo dei Cavalieri, che spostarono il centro del potere a Birgu e Valletta, Mdina fu relegata in secondo piano e diventò una località di villeggiatura per i nobili, tuttavia, la nuova dimensione di tranquillità le valse un altro, suggestivo appellativo: la Città del Silenzio.
Qui sotto potete vedere un breve video di un walking tour di Mdina.
Ma se vi trovate da quelle parti e non avete voglia di camminare, benché la cittadella sia piacevole da percorrere a piedi, la soluzione è salire su un karrozzin…
Comunque, a Mdina non perdetevi la Cattedrale di San Paolo, nella quale si trova la pala d’altare con il dipinto di Mattia Preti “La conversione di San Paolo”.
Preti, come Caravaggio, della cui permanenza a Malta vi racconterò fra poco, fu Cavaliere dell’Ordine di San Giovanni e visse e operò nell’isola (1691-1699) per conto degli Ospitalieri, decorando anche gran parte della Co-Cattedrale di San Giovanni a Valletta.
A Mdina, inoltre, vi consiglio una visita a Palazzo Falson, una residenza medievale perfettamente conservata della quale potete fare un breve video tour qui:
Valletta, la Città Umilissima
La Valletta, capitale della Repubblica di Malta e Capitale Europea della Cultura 2018, prende il nome da Jean de la Valette, Gran Maestro dei Cavalieri Ospitalieri famoso per aver resistito ai Turchi durante il Grande Assedio del 1565, e si fregia del titolo di Città Umilissima proprio in base al retaggio derivato dall’Ordine, che nacque con l’intento di portare sollievo ai più umili.
La Valletta è Patrimonio UNESCO: dalla Co-Cattedrale di San Giovanni al Palazzo del Gran Maestro, da Forte Sant’Elmo alla Chiesa di Nostra Signora del Carmelo, fino al City Gate e al Palazzo del Parlamento progettato da Renzo Piano, è tutto un susseguirsi di edifici che vanno dal Barocco al Modernismo.
Alcune istituzioni o musei sono attualmente ospitati dagli Antichi Alberghi dell’Ordine, presso i quali vivevano i Cavalieri delle diverse nazionalità.
Nell’Auberge de Provence, per esempio, si trova il Museo Nazionale di Archeologia, nel quale si possono vedere le famose statuette delle donne dormienti.

La Croce Maltese
Sapete perché la Croce dei Cavalieri di Malta ha questa forma? Sono andata sul sito ufficiale della sezione italiana dell’Ordine e ho trovato questa risposta:
Le otto punte della croce che simboleggia l’Ordine fanno riferimento alle otto Beatitudini e ne ricordano anche visivamente la spiritualità.
Le Tre Città
Prima di terminare questo breve viaggio nella Co-Cattedrale di San Giovanni e raccontarvi dei tesori di inestimabile valore in essa contenuti e di Caravaggio, lasciamo per un attimo Valletta e facciamo un salto dall’altra parte della baia, nelle Tre Città.
Costruite in posizione strategica difensiva, le Tre Città sono state la prima casa dei Cavalieri di San Giovanni, i quali trasferirono la capitale (vedete sopra, a proposito di Mdina) dalla Città del Silenzio alla Città Vittoriosa, o Birgu.
A Vittoriosa si trova un altro grande esempio di architettura militare di epoca medievale, Forte Sant’Angelo.
Senglea (Città Invicta) prese il nome dal Gran Maestro Claude de la Sengle ed è la città che maggiormente giocò un ruolo strategico sia durante il Grande Assedio sia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Cospicua (Bormla), la più grande delle tre e l’ultima a essere costruita, è per tradizione un importante centro marittimo e mercantile.
La Co-Cattedrale di San Giovanni e i capolavori di Caravaggio
Tanto austera è la facciata esterna, tanto ricco l’interno. La Co-Cattedrale di San Giovanni è come uno scrigno: fuori c’è il legno scabro del contenitore, dentro il tesoro.
Chiesa conventuale dell’Ordine per più di duecento anni, la Co-Cattedrale fu completata nel 1577 e dedicata al santo patrono dei Cavalieri.
La decorazione degli interni, a cominciare dalla volta, iniziò nel XVII secolo per volontà del Gran Maestro Cotoner, che affidò il compito al Cavaliere calabrese Mattia Preti.
Le Cappelle laterali, dedicate alle otto Lingue dell’Ordine, ospitano le sepolture di alcuni Gran Maestri e il pavimento, realizzato in marmo intarsiato, è formato da quasi quattrocento lastre tombali sulle quali sono narrate le gesta dei Cavalieri.

Ma è l’Oratorio a custodire il tesoro dei tesori: le due tele di Caravaggio, realizzate quando l’artista si trovava a Malta (1607-1609) e commissionate dal Gran Maestro Alof de Wignacourt: la Decollazione di San Giovanni Battista e il San Gerolamo Scrivente.
Non posso descrivervi l’emozione che si prova davanti a questi due incredibili capolavori, nei quali sono ritratti Caravaggio stesso (San Giovanni) e il Gran Maestro Alof de Wignacourt (San Gerolamo): dovete vederli.

Prima di partire avevo letto “Il colore del sole” di Andrea Camilleri e “All’ombra di Caravaggio” di Susanna Cantore, un paio di racconti che vi consiglio perché, in maniera narrativa ma riferendosi alle fonti storiche e biografiche, offrono un punto di vista molto intenso e originale sulla personalità dell’artista e sulla sua terribile vicenda umana.
Caravaggio, infatti, nonostante il suo genio, che gli consentì di avere committenti altolocati, fu costretto a vivere nell’ombra a causa di un delitto commesso a Roma durante una rissa e che gli valse la condanna a morte.

La sua permanenza a Malta, durata solo due anni, ebbe lo scopo, facendolo diventare Cavaliere, di garantirgli l’immunità e il successivo perdono papale, condizioni indispensabili per la revoca della pena capitale e per il tanto agognato ritorno a Roma.
La Grazia del Papa arrivò, purtroppo, però, Caravaggio morì di febbre (o, secondo alcune ipotesi, assassinato dai sicari dell’Ordine, chissà? Il mistero rimane tale…) a Porto Ercole il 18 luglio 1610 e non rivide mai più la sua amata città.
Allora, mentre ammiravo quei dipinti stupendi e riflettevo sull’uso che Caravaggio fece della luce e dell’ombra che la esalta, mi venne in mente un altro grande uomo di ingegno suo contemporaneo, altrettanto rivoluzionario, un outsider del pensiero dominante, così come Michelangelo Merisi lo fu per la pittura: Giordano Bruno.
Anche Giordano Bruno, la cui arte non fu pittorica ma diretta alla conoscenza, pagò con la vita il suo essere diverso dagli altri filosofi: accusato di eresia e stregoneria, venne arso vivo in Campo dei Fiori a Roma il 17 febbraio 1600.
Ed è perciò che chiudo questa storia con le parole del filosofo: perché aiutano a comprendere meglio l’opera dell’artista e perché chiariscono come, in fondo, tra passioni e virtù, sia la nostra condizione umana a essere umbratile.
L’ombra prepara lo sguardo alla luce. Attraverso l’ombra la divinità tempera e pone davanti all’occhio oscurato dell’anima affamata e assetata quelle immagini che sono i messaggeri delle cose. (…) Quest’ombra, pur non essendo verità, deriva tuttavia dalla verità e conduce alla verità; di conseguenza, non devi credere che in essa sia insito l’errore, ma che vi sia il nascondiglio del vero. (…) Niente è infatti contrario all’ombra, e precisamente né la tenebra, né la luce.
Giordano Bruno, De umbris idearum, 1582
io non so dire se Malta mi sia piaciuta o no, sicuramente ho adorato Comino e il suo mare però.
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In effetti Malta è piuttosto particolare. Anche a me è piaciuto il mare di Comino, ma l’affollamento è davvero eccessivo per i miei gusti. Diciamo che in testa alla mia classifica c’è Valletta 🙂
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