Nella Valle del Tempo sul set di “Menocchio”, il mugnaio-filosofo condannato dall’Inquisizione

Uno degli angoli più suggestivi della Carnia (zona montana del Friuli Venezia Giulia), la Val Pesarina, nota anche come Valle del Tempo perché centro di produzione dei famosi orologi dell’antica ditta Fratelli Solari.

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Quale posto migliore della Valle del Tempo per fare un viaggio a ritroso nei secoli, sulle tracce di un misterioso mugnaio condannato al rogo dall’Inquisizione?

Già, perché complice un film del quale parleremo fra poco, questo che segue è il racconto di un’escursione in Val Pesarina, organizzata da Casa del Cinema di Trieste nell’ambito della rassegna “Esterno Giorno”.


Chi era Menocchio

Domenico Scandella, detto Menocchio, era un mugnaio che visse a Montereale Valcellina (provincia di Pordenone) e fu processato e condannato dall’Inquisizione perché aveva una visione del mondo e di Dio che la Chiesa Cattolica considerava eretica:

«…tutto era un caos, cioè terra, aere, acqua et foco insieme; et quel volume andando così fece una massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel deventorno vermi, et quelli furno li angeli; et la santissima maestà volese che quel fosse Dio et li angeli…» (C. Ginzburg, Il formaggio e i vermi)

La storia di Menocchio viene raccontata per la prima volta da Carlo Ginzburg in un magnifico saggio del 1975, “Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del ‘500”.

Un paio di anni fa, invece, esce il film di Alberto Fasulo, “Menocchio”, che riprende i documenti processuali e le ricerche di Andrea Del Col, uno storico specializzato nel periodo in cui l’Inquisizione operò nelle zone del Patriarcato di Aquileia e Concordia, ovvero gli anni fra Cinquecento e Seicento.

Nel film di Fasulo si racconta la vicenda del primo processo subito da Menocchio e il mugnaio-filosofo diventa il simbolo dell’opposizione dell’uomo al potere soverchiante dell’istituzione.

“Menocchio” non è un film difficile, ma può mettere in difficoltà chi ama le ricostruzioni patinate, direi “fantasy”, di un certo periodo storico.

“Menocchio” è un film che parla della dignità umana e delle mille (e deformi) facce del potere.


Sul set di “Menocchio”: gli Stavoli di Orias

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Vista sulle Prealpi Carniche dagli Stavoli di Orias

Ma ritorniamo alla nostra escursione fra i monti della Carnia per visitare la location principale del film: gli stavoli di Orias.

Partiamo da Trieste di domenica mattina con un pulmino e dopo circa tre ore siamo in Val Pesarina. Dobbiamo raggiungere il paese di Truia e da lì salire a piedi fino agli stavoli. La giornata è splendida, la passeggiata in gruppo piacevole e dopo una ventina di minuti arriviamo alla radura dove nel film c’è il villaggio di Menocchio.

Gli stavoli sono casupole rurali tipiche della Carnia che servivano da stalle, fienili e ricoveri per i pastori che portavano il bestiame a pascolare in quota.


Con noi ci sono Beatrice Fiorentino, critico cinematografico, Gianluca Novel di FVG Film Commission, lo scenografo del film Anton Špacapan Vončina e la sua assistente Tiziana De Mario.

Gianluca Novel ci racconta che, fra le varie location ispezionate, Orias è stato “l’asso nella manica”: un luogo suggestivo e isolato, ma raggiungibile.

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Prima di Orias il regista aveva valutato l’ipotesi di girare nel borgo abbandonato di Palcoda, in val Tramontina, solo che per arrivarci bisognava camminare due ore nei boschi…

Come fare per portare le attrezzature e convincere la troupe e gli attori a vivere completamente fuori dal mondo per giorni e giorni di riprese? Alla fine, grazie a Anton (lo sceneggiatore, n.d.r.), Fasulo aveva scartato Palcoda e si era arrivati a Orias.

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Comunque, anche qui Fasulo, che proviene dal documentario e predilige le ambientazioni “vere”,  avrebbe organizzato un set “particolare”…

Anton Špacapan ci spiega che per creare l’illuminazione naturale di tutte le scene girate in interno lui e Fasulo avevano dovuto costruire delle candele apposite.

Solo in quel modo si sarebbe ottenuta l’atmosfera da quadro fiammingo voluta dal regista.

Altra curiosità, legata all’iperrealismo presente nel film: gli attori, che sono attori non professionisti, dovevano restare in costume fino a fine giornata, prepararsi a intagliare il legno, falciare l’erba, insomma: vivere il posto per entrare nella dimensione reale della quotidianità dei contadini del Cinquecento.

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ph. Gianluca Novel

Il metodo sembra aver dato dei frutti sorprendenti… Ripensando all’espressività dei volti, alle voci e all’intensità dei personaggi come Menocchio, la moglie, il Vescovo e tanti altri, il fatto che quelle persone non abituate a stare davanti a una macchina da presa siano riuscite a essere così “convincenti” per lo spettatore, ha del miracoloso.

Dice Gianluca Novel, in un’intervista a Fasulo, pubblicata su “Scrivere le immagini” (ed.EUT Trieste):

«…quando sono venuto sul set mi mancava qualcosa: i camper con i camerini, le luci e il gruppo elettrogeno, i camion con le attrezzature. C’erano però gli animali da cortile liberi, i cavalli che brucavano l’erba, ho visto un paio di comparse intagliare il legno, quasi che la location influenzasse chiunque fosse lì…»

Ecco perchè, oltre che consigliarvi di vedere il film, per capire quanto forti possano essere lo spirito e l’energia di un posto, vi suggerisco – se non li conoscete – di venire a vedere gli Stavoli di Orias.

Specialmente con la neve e nel silenzio, mi dicono, sembra di essere in un mondo magico, fuori dal tempo.


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Museo dell’Orologio, Pesariis

Dopo un altro paio di curiosità e aneddoti sul “making of” di “Menocchio”, lasciamo Orias per risalire sul pullmino e raggiungere Pesariis.

Pesariis, il paese degli Orologi

A Pesariis si costruiscono orologi di ogni tipo fin dal Settecento.

Il Museo dell’Orologio ne conserva circa un centinaio, fra i quali ci sono sia le ricostruzioni di orologi del 1400, sia moderni indicatori che, oltre alle ore, segnalano anche altre informazioni (es. temperatura, ecc.)

Inoltre, è possibile fare un giro per il paese seguendo il percorso dell’orologeria monumentale, uno spazio espositivo all’aperto, ideale completamento in 15 tappe del Museo dell’Orologio.

Si parte dal parcheggio con un (1) Orologio a palette giganti; subito a destra, dopo un breve tratto di strada, c’è un (2) Orologio a vasche d’acqua, ispirato alla clessidra ad acqua.

Riprendendo la strada che costeggia il paese, si incontrano una (3) Meridiana del 1770 e un (4) Orologio a scacchiera.

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Poco più avanti c’è la (5) Casa dell’orologio, ovvero quella che fu la bottega dei Capellari dal 1600 al 1800 e sulla cui facciata principale si vedono un orologio con calendario e una meridiana con l’ora italica e l’ora d’oltralpe.

La sesta tappa è (6) l’Orologio di Leonardo. Poi seguono un (7) Orologio ad acqua a vasi basculanti, la (8) Meridiana orizzontale analemmatica, (9) Orologio dei Pianeti, (10) Orologio planisfero e notturnale, un (11) Orologio con carillon, un (12) Orologio ad acqua, un (13) Orologio ad acqua e turbina, un (14) Orologio a cremagliera e un (15) Calendario perpetuo gigante.

Qui , info in più su ciascuna tappa.


INFO PRATICHE

FVG Film Commission
http://www.fvgfilmcommission.com/

Casa del Cinema – Trieste
Se vi interessano le passeggiate sui set, scaricate qui il programma autunno/inverno 2018: http://www.casadelcinematrieste.it/esterno-giorno-autunno-inverno-20182019/

Stavoli di Orias su:

SentieriNatura, il portale dell’escursionismo montano

Pesariis, il paese degli orologi, su:

Tripadvisor

Turismo FVG 

Pesariis.it


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