La Zona nella Kleine Berlin, la Trieste sotterranea

Questa volta voglio raccontarvi il mio viaggio nelle gallerie antiaeree di Trieste, note come “Kleine Berlin” (Piccola Berlino n.d.r.), in occasione della partecipazione, in veste di spettatore, a “La Zona”, lo spettacolo con Giovanni Boni, Lorenzo Acquaviva e Lorenzo Zuffi, liberamente ispirato al film capolavoro di Andrej Tarkovskij “Stalker”.

Una storia nella quale, oltre a scoprire uno dei luoghi più suggestivi e misteriosi di Triestepotrete spingervi in una dimensione parallela alla ricerca di una sfera d’oro extraterrestre e assaggiare le diverse anime della città: anime legate alla Storia, alla Letteratura, alla Scienza e alla Follia.

Quattro anime che convivono, rendendo Trieste una città unica.

Ma andiamo con ordine… E partiamo dalla Kleine Berlin.

Nei tunnel, alla scoperta del passato

I tunnel della Piccola Berlino furono costruiti durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Il complesso di gallerie antiaeree è formato da quattro ricoveri collegati tra loro: tre erano destinati ai civili italiani, mentre il quarto fu riservato alle truppe e agli impiegati tedeschi che lavoravano nel vicino Palazzo del Tribunale.

I lavori partirono all’inizio del 1943 e la prima ad essere scavata fu la galleria “Comunale”. Seguirono le gallerie delle Ferrovie dello Stato e delle Poste.

Pochi mesi più tardi,  con la nascita di una nuova giurisdizione sotto il comando tedesco, la Zona d’Operazioni Litorale Adriatico (Operationszone Adriatisches Küstenland) che comprendeva Trieste, Udine, Gorizia, Lubiana e Fiume, arrivò in città un nuovo capo della polizia,  il famigerato Odilo Lotario Globočnik, Comandante delle SS e noto come il “boia di Lublino”, che a Trieste, sua città natale, fece costruire il primo e (per fortuna) unico campo di concentramento in territorio italiano, la Risiera di San Sabba.

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Il pozzo di Globočnik – ph. R. Cepach

Globočnik, inoltre, requisì villa Ara (che si trovava nella via sopra l’entrata dei tunnel) per farne la propria residenza e, dopo il bombardamento del 10 giugno 1944, ordinò di costruire un ricovero antiaereo riservato a civili e soldati tedeschi, nel quale poter egli stesso scendere, direttamente da casa, attraverso una scala chiocciola: il quarto tunnel della Kleine Berlin.

Oggi è possibile visitare la Kleine Berlin entrando dall’ingresso “tedesco” (info pratiche, come sempre, a fine post) e intuire cosa significhi trovare un rifugio quando la sirena suona e le bombe cadono dal cielo seminando distruzione e morte.

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Il tunnel principale – ph. R. Cepach

Lungo il percorso che porta dalla galleria tedesca al tunnel italiano si possono vedere molti cimeli del periodo, fotografie e pannelli che raccontano il difficile periodo dell’occupazione e della guerra.

Sarete accompagnati da una guida del Club Alpinistico Triestino e vi garantisco che vivrete un’esperienza emozionante, che vi farà capire alcuni aspetti importanti della memoria storica della nostra città.

Un’esperienza che, come dicevo all’inizio, per me è stata doppiamente intensa, perché ho avuto la fortuna di ritornare nella Kleine Berlin per vedere “La Zona” che, come lo hanno definito Giovanni Boni e Lorenzo Acquaviva, registi e co-protagonisti, insieme a Lorenzo Zuffi, è uno spettacolo di teatro immersivo e itinerante, già andato in scena l’estate scorsa durante il Festival “Approdi” e riproposto, in questi giorni, nell’ambito dell’edizione 2018 del Trieste Science+Fiction Festival, un appuntamento di rilievo internazionale per tutti gli appassionati del cinema di fantascienza.

La Zona: oltre la soglia, alla ricerca del presente e di una speranza per il futuro

«La Zona è forse un sistema molto complesso di “trabocchetti”… E sono tutti mortali! (…) Forse a certi potrà sembrare “capricciosa”… Ma in ogni momento è proprio come l’abbiamo creata noi, come il nostro stato d’animo…»
(lo Stalker, nel film di Tarkovskij)

“La Zona” fu rappresentato per la prima volta nel 2001 all’interno del Porto Vecchio, luogo denso di significato per i triestini ma, all’epoca, completamente interdetto alla cittadinanza e quindi – come spiega Giovanni Boni – perfetto perché fortemente rappresentativo del concetto di “invalicabilità”.

La Zona, infatti, è un luogo pericoloso, delimitato da filo spinato, sorvegliato da uomini armati, nel quale è vietato entrare perché – secondo il Governo – nasconde minacce aliene, mentre, per coloro che sanno come addentrarvisi (gli Stalker), offre la speranza in un futuro migliore, del riscatto da un passato di errori e sofferenza.

«Diciassette anni fa, in Porto Vecchio, non era come oggi. Abbiamo dovuto lavorare con l’Autorità Portuale e con il Demanio sul fronte della sicurezza. Bisognava rendere la zona agibile.»

Boni
Giovanni Boni – lo Scrittore (ph. R.C.)

Giovanni Boni ha vent’anni di esperienza nel rendere teatrali luoghi che di per sé non lo sono. Mi fa l’esempio di una ex-miniera di talco diventata spazio scenico per “L’ultima notte di Giordano Bruno” e poi ritorna a “La Zona”.

«Nel teatro immersivo l’attore non è protetto dal palcoscenico; il pubblico è fisicamente vicino. Devi abbandonare la retorica e hai il dovere di essere ancora più credibile e verosimile. Sembrava impossibile portare La Zona qui, nella Kleine Berlin, e invece abbiamo trasformato il bunker in un francobollo di quello che si vede nel film di Tarkovskij.»

Zuffi
Lorenzo Zuffi – lo Scienziato (ph. R.C.)

Ne “La Zona” Boni interpreta, o meglio, impersona lo Scrittore, la voce dell’uomo che non crede più a nulla, disincantato e disilluso, il cui rovescio della medaglia è lo Scienziato. 

Lo Scienziato (Lorenzo Zuffi) è l’uomo che ha fede nell’esistenza di una verità assoluta, non basata sulla religione, ma sulla conoscenza scientifica.

Entrambi varcano la soglia proibita allo scopo di esaudire un desiderio: uno vuole recuperare l’ispirazione, l’altro fare la scoperta scientifica della vita.

Si dice, infatti, che nella Zona vi sia una stanza nella quale forme di vita aliene, di passaggio sulla Terra con la caduta di un meteorite, abbiano lasciato una sfera d’oro capace di realizzare i desideri più profondi dell’uomo.

Acquaviva
Lorenzo Acquaviva – lo Stalker (ph. R.C.)

Lo Stalker, interpretato da Lorenzo Acquaviva, è la guida che porta lo Scrittore e lo Scienziato nella Zona.

«Il personaggio dello Stalker mi è rimasto impresso fin dalla prima volta che ho visto il film di Tarkovskij, un film di fantascienza che non è fantascienza.

Dopo diciassette anni, per me, è stato un volersi misurare sul personaggio.

Sono successe tante cose nel frattempo, ora sono un uomo e ho un’esperienza reale della paura e del dolore. Ma sono anche più consapevole della mia dimensione artistica.»

Lo Stalker (non fatevi ingannare dall’uso comune del termine, il significato originario non è “molestatore” ma “colui che cammina con circospezione”) è il Folle, il Reietto, l’Uomo che segue l’istinto, la propria natura, e si mette in cammino alla ricerca di sé stesso, il Matto negli Arcani Maggiori dei Tarocchi (e, guarda caso, nel film, lo Stalker, da un certo punto in poi, è seguito da un cane nero).

Lo Scrittore, lo Scienziato e lo Stalker. Tre voci molto diverse, ma che lo spettatore non fa difficoltà a riconoscere come familiari. Tre voci nella stessa mente. Tre voci che dialogano, battibeccano e, talvolta, restano in silenzio.

«Giovanni, Lorenzo ed io abbiamo tre età differenti perché nello spettacolo, rispetto al film, volevamo rappresentare l’uomo nelle diverse fasi della vita. Non solo: anche le nostre esperienze professionali sono varie. Giovanni ha una lunga carriera teatrale alle spalle; io ho fatto teatro ma anche cinema… La sfida è stata trovare una cifra stilistica che ci unisse e ricordarsi che qui, nella Kleine Berlin non puoi mai dare nulla per scontato perché, in fondo, La Zona, è il quarto personaggio.»

Nel prologo e nel finale di questa esperienza di teatro immersivo e itinerante, durante la quale gli attori e il pubblico si spostano nelle gallerie della Kleine Berlin accompagnati da Francesca Mereu e Dean Leonardelli, i due “Virgili” volontari del CAT, si vedono due video: nel primo assistiamo a una litigata fra coniugi (lo Stalker e sua moglie, interpretata da Diana Hoebel), nel secondo – quando si arriva al tunnel italiano – ascoltiamo il monologo che precede l’ultima scena del film.

Non posso e non voglio svelarvi di più e spero che possiate visitare la Kleine Berlin e vedere lo spettacolo (e il film); concludo, perciò, con una riflessione personale, che ci riporta alla Zona come quarto personaggio e, subito dopo, all’inizio di questa storia, quando parlavo delle anime di Trieste.


Se chiedete a un triestino sopra i quarant’anni cosa gli viene in mente se dite la parola “Zona”, probabilmente vi risponderà ancora: Zona A e Zona B.

Territorio_libero_di_Trieste_cartaAlla fine della Seconda Guerra Mondiale fu istituito il cosiddetto Territorio Libero di Trieste, il quale fu diviso in due Zone: Zona A e Zona B.

La Zona A, sotto il controllo del governo militare alleato, andava da Duino a Muggia e comprendeva Trieste; la Zona B, sotto il controllo dell’esercito jugoslavo, si estendeva nella parte nord-occidentale dell’Istria (più o meno da Capodistria a Cittanova).

Da piccola, quando andavamo a passare le vacanze estive a Parenzo, benché ormai quella divisione non esistesse più, era normale dire: andiamo in Zona B. Poi, finite le ferie, si tornava in Zona A, a Trieste, e, infine, in Italia, a Venezia.

Questo, per dire che la “Zona”, con la sua soglia da varcare sotto gli sguardi indagatori delle dogane jugoslava e italiana, da queste parti, è stata a lungo un’esperienza concreta, tangibile.

Proprio il “quarto personaggio”,  la Trieste “Zona”, sempre presente sullo sfondo con la sua Storia e i suoi limiti invalicabili, mentre davanti al pubblico, di volta in volta, parlano e battibeccano la Trieste Scrittrice, con la sua famosa tradizione letteraria, la Trieste Scienziata (qui abbiamo il Sincrotrone e la SISSA) e la Trieste Folle, nella quale Basaglia aprì i cancelli del manicomio per ridare dignità ai reclusi; e quest’ultima forse, tutt’ora, rimane la più libera delle tre.


INFO PRATICHE

Kleine Berlin

Entrata ai tunnel: via Fabio Severo, di fronte al civico n.11
e-mail: kleineberlin@cat.ts.it
tel. 339 2539712


La Kleine Berlin su:


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